(Peacereporter 14/5) L’Italia ha paura degli stranieri e gli italiani dei rom e rumeni. L’Italia ha paura per la sicurezza dei suoi cittadini, puntando il dito non in base alla cittadinanza, visto che è cresciuto il numero di stranieri cittadini italiani, ma in base allo stato dal quale si proviene.
Gli italiani hanno paura dello Straniero, dell’Altro, chiunque esso sia, basta che abbia un tratto un po’ diverso, un abbigliamento diverso o basta che semplicemente apra la bocca e parli con un accento diverso. La domanda principale, ormai, non è più chi sei, ma di dove sei; non è più importante l’individuo, ma la provenienza: tutti i rom sono rumeni, tutti i rumeni sono rom ed entrambi delinquenti e criminali. L’eccezione fa solo la badante di famiglia, lei no, tutti gli altri sì però. Le badanti che curano gli anziani d’Italia, gli operai e i muratori morti sul lavoro costruendo le case d’Italia, i lavoratori stagionali che portano la frutta e la verdura sulle tavole d’Italia non esistono; loro rappresentano solo le piccole singole eccezioni che ogni italiano, in parte, ammette tra sé, ma che nessuno ha il coraggio di affermare in pubblico. L’Italia dimentica che l’Europa ha già vissuto gli effetti devastanti del trend xenofobico e dell’atteggiamento discriminatorio mirato contro gruppi distinti dall’origine / etnia / nazionalità. Diventa superfluo e quasi irritante continuare a ricordare i trattamenti discriminanti che gli italiani hanno avuto nel mondo e gli stereotipi che ancora continuano ad essere innescati dalla semplice parola “italiano”.
I provvedimenti che il neo-ministro Maroni vuole attuare rappresentano proprio la ricognizione e legittimazione del trend xenofobo che la politica italiana sta prendendo, per non parlare della palese violazione dei Diritti dell’Uomo. Nell’anno del 60esimo anniversario della Carta dei Diritti dell’Uomo, un paese europeo occidentale si avvia verso la messa in pratica di un pacchetto di leggi razziali che comprendono il reato di immigrazione clandestina, la trasformazione dei Centri di Prima Accoglienza (e sottolineerei accoglienza) in carceri, l’adeguamento di tutte le leggi europee in materia per discriminare un popolo in particolare, la chiusura delle frontiere in base a criteri etnici e nazionali, e l’obbligatorietà del reddito per l’ottenimento del permesso di soggiorno. Tutte queste misure, ma soprattutto la chiusura delle frontiere e l’obbligo del reddito, non fanno altro che colpire la gente onesta e lavoratrice ed incentivare la creazione di una fascia di clandestinità che vivrà nell’ombra e nel terrore della prigione “di prima accoglienza”.
L’Occidente ha fatto una lunga strada dal periodo Illuminista fino ad oggi, passando per il diritto americano di ricerca della felicità, per la Rivoluzione Francese, per il sogno di una Unione Europea, tutto per arrivare a dimenticare gli orrori delle guerre mondiali e, in modo superficialmente democratico e, paradossalmente, in conformità con le normative europee, ritornare al buio della rimozione delle persone “indesiderabili”. La piega sensazionalistica che l’Italia ha saputo dare alla fobia sulla sicurezza ha nascosto, sotto un polverone di panico sociale, tutti i veri problemi che la società italiana dovrebbe affrontare per poter dar le giuste risposte ai problemi che la tormentano: industria traballante, stipendi bloccati ai minimi europei, potere d’acquisto spostato dai negozi ai mercatini di quartiere, servizi pubblici nelle mani della mafia e tutte le soluzioni nelle mani degli stessi politici che nel frattempo non hanno fatto altro che arricchire le proprie fedine penali. L’Italia vuole pulire il paese dagli stranieri ''sgradevoli'', scartando, come in un gioco di carte, tutti quelli che non desidera. Ma alla fine della partita, quando tutte le mani si saranno giocate, gli stranieri che l’Italia gradirebbe, desidereranno ancora vivere nell’Italia degli italiani?