In questi giorni abbiamo pensato con i nostri amici che potremmo passare Capodanno alle terme del Calidario, un bagno all’aperto con l’acqua a 38 gradi il 31 dicembre sera non mi sembra niente male.
Parlando di terme mi sono tornate in mente le mitiche vacanze con la Simo a Monsummano.
Qualche anno fa mi aveva convinta ad andare una settimana con lei in vacanza a farci massaggiare il culo e da allora ci siamo andate per 3 o quattro anni di seguito a parte la botta di vita a Londra per i suoi quaranta anni.
Aspettavo quella settimana sempre con ansia. Simo arrivava a prendermi con la sua Ford Ka di quindici anni la domenica pomeriggio, salutavo marito e cane e partivamo. Arrivavamo all’hotel dopo circa un paio di ore e parcheggiavamo di fianco alla macchina più scalercia che trovavamo, di solito una Porche Carrera. A quel punto facevamo il nostro ingresso nel paese dei balocchi e non ne saremmo più uscite per una settimana.
Alla mattina sveglia verso le 8.30, colazione abbondante e ora di ginnastica. Un anno c’era un istruttore che era un figo spaziale, noi entravamo in palestra con le cispi agli occhi cercando di sfoggiare un minimo addominale, ma crollavamo alla prima flessione celando in malo modo un rutto e maledicendo quel chilo e mezzo di marmellata che ci eravamo appena mangiate. Finita l’ora di ginnastica tornavamo in camera e ci mettevamo la mitica cappetta di cotone, la vestaglia da ospedale e ci avventuravamo nella grotta termale. Meravigliosa. Una grotta naturale a circa 35 gradi e con un’ umidità del 99%. La prima volta, appena entrata, pensavo mi sarebbe venuto un attacco di panico. La grotta è divisa in 3 zone, paradiso, purgatorio e inferno. Noi stavamo all’inferno. Stai lì 50 minuti in silenzio e sudi come Galeazzi quando fa la telecronaca di una gara di canottaggio. Quando ci andava veramente di culo eravamo sole o con altre 3 o 4 persone. Poi c’erano i giorni sfigati. Una volta per esempio avevo uno di fianco che si tirava dietro una puzza di piedi devastante, un’altra volta, invece, avevo davanti uno che ha passato tutti i cinquanta minuti a grattarsi i coglioni sotto la cappetta. Io tipicamente ero nuda sotto la cappetta perché in quelle condizioni anche un filo interdentale in mezzo alle chiappe ti fa caldo. Da qui il mio soprannome Sharon.
Finiti i 50 minuti di grotta si andava a fare la doccia idrogetto. Entri in una stanza che ricorda molto i lager che si vedono nei documentari, ti metti sotto il doccione e una inserviente ti spara da due metri di distanza un getto d’acqua ad una pressione impressionante che ti scaraventa contro il muro. Questo per rigenerarti. Io ci andavo spesso in costume, la Simo una volta si e’ presentata in perizoma di pizzo e il docciaro, che era un ometto sui 55 anni, per tutti i giorni successivi ci ha salutate ammiccando.
Distrutte dopo la doccia ci trascinavamo in sala relax per una ventina di minuti e poi massaggi. Ne abbiamo provati di tutti i tipi, anti-stress, aroma, svedesi, ayurvedici, tonificanti, shatzu. La Simo, avendo già avuto esperienza alle terme, mi aveva consigliato di scegliere l’unico massaggiatore uomo. Mi ricordo che quando aveva prenotato aveva chiesto espressamente di essere massaggiata da lui e dalla direzione le avevano risposto “Relativamente ai massaggi, mi sembra di ricordare che avesse una preferenza per un nostro terapista. Se desidera informarci faremo del nostro meglio per soddisfare la Sua richiesta.”
Avevano poi soddisfatto la nostra richiesta.
Il mitico fisioterapista era veramente bravo, aveva solo il difetto che quando ti giravi di schiena ti calava quella specie di mutande di carta per massaggiarti meglio. Inizialmente l’istinto era quello di stringere le chiappe ma poi il relax prendeva il sopravvento.
Pranzo veloce e poi pomeriggio nella stramitica piscina termale, con quegli idromassaggi che ti sparano acqua da tutte le parti e che ti rimettono anche un po’ in circolo l’ormone.
Alla sera ci presentavamo a cena alle 19.30 in punto. Spesso la sala era ancora chiusa e quando la aprivano ci trovavano spiaccicate alla tenda di ingresso, sbavanti e intente ad ammirare il menù. Si mangiava da Dio, antipasti, primi, secondi e dolci fantastici. Ingurgitavamo tutto in meno di mezzora e poi, gonfie come dei tacchini, ci trascinavamo nei salotti dell’albergo per poi crollare in camera poco dopo.
L’ultimo giorno si passava poi allo Slitti a fare una scorpacciata di cioccolata.
Quando tornavo dalle terme avevo sempre un paio di chili in più ma una serenità e una rilassatezza interiore veramente unica.
E’ un po’ di anni che non ci torniamo ….. Francini, è l’ora di riprendere le nostre abitudini, organizzati.
1 commento:
Spina.... non se piangere o ridere... ma la lacrimuccia ci sta... Se mai riusciro' ad avere delle ferie, ci corriamo.
E conunque... per la cronaca di chi legge: il soprannome Shaton e' dovuto al fatto che la Spina dimenticandosi di essere ignuda sotto la cappetta passava i 50 minuti a gambe larghe (solita posizione da Spina) e poi si lamenta che il vicino si grattava !!!! Bei tempi
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