Il mio primo approccio con il maschio è stato più o meno quando avevo due anni, alla fine degli anni sessanta. Mia mamma mi portava al mare insieme alla sua amica Floriana con il suo bimbo, Massimiliano, che aveva un mese più di me. Quello che non capivo era perché fosse così stupido da fare la pipì in piedi, così si sarebbe bagnato tutto, era molto meglio farla come Virginia. Pochi anni dopo, intorno ai 4 anni, capii la differenza cosi, quando in un ristorante il cameriere gay mi chiese da cosa si vedeva che ero una femminuccia, sentenziai “dalla perlinsa! “.
(la perlinsa era il nome dialettale che dava la mia tata Maggiorina a quella cosa che poi negli anni non avrebbe mai più avuto un nome preciso).
Dopo Massimiliano ho avuto vari amori fino ad arrivare al primo ragazzo in seconda media. Si chiamava Roberto, non era bello ma era l’unico che si fosse dichiarato e io non potevo rischiare di arrivare in terza media senza essere mai stata fidanzata. Tornavo da scuola, era un sabato mattina, mi ferma per la strada e mi dice “vuoi essere la mia ragazza?”. Le mie amiche mi avevano detto di rispondere “ci devo pensare” e poi aspettare un paio di giorni altrimenti voleva dire che eri una che “ci stava” (che poi cosa volesse dire non l’avevo capito di preciso).
“Ci devo pensare”. E me ne vado a casa. Corro a casa e lo dico subito a mia madre. Non so di cosa parlargli, e se faccio scena muta? Quella saggia donna di mia madre mi dà allora un consiglio prezioso “Suo fratello fa il nautico, parlagli delle carte nautiche che hai in camera”.
Al lunedì gli rispondo va bene, lui mi dà un biglietto con scritto TI AMO in rosso e io me ne vado a casa. Qualche giorno dopo usciamo, facciamo un giro per Albisola, lui mi prende per mano e io comincio a parlargli delle mie carte nautiche. A un certo punto mi dice “Mio fratello quando esce con le ragazze le bacia”. Io lo guardo, in un attimo prendo coscienza che mia madre è una cazzona, non dico una parola e corro via.
(la perlinsa era il nome dialettale che dava la mia tata Maggiorina a quella cosa che poi negli anni non avrebbe mai più avuto un nome preciso).
Dopo Massimiliano ho avuto vari amori fino ad arrivare al primo ragazzo in seconda media. Si chiamava Roberto, non era bello ma era l’unico che si fosse dichiarato e io non potevo rischiare di arrivare in terza media senza essere mai stata fidanzata. Tornavo da scuola, era un sabato mattina, mi ferma per la strada e mi dice “vuoi essere la mia ragazza?”. Le mie amiche mi avevano detto di rispondere “ci devo pensare” e poi aspettare un paio di giorni altrimenti voleva dire che eri una che “ci stava” (che poi cosa volesse dire non l’avevo capito di preciso).
“Ci devo pensare”. E me ne vado a casa. Corro a casa e lo dico subito a mia madre. Non so di cosa parlargli, e se faccio scena muta? Quella saggia donna di mia madre mi dà allora un consiglio prezioso “Suo fratello fa il nautico, parlagli delle carte nautiche che hai in camera”.
Al lunedì gli rispondo va bene, lui mi dà un biglietto con scritto TI AMO in rosso e io me ne vado a casa. Qualche giorno dopo usciamo, facciamo un giro per Albisola, lui mi prende per mano e io comincio a parlargli delle mie carte nautiche. A un certo punto mi dice “Mio fratello quando esce con le ragazze le bacia”. Io lo guardo, in un attimo prendo coscienza che mia madre è una cazzona, non dico una parola e corro via.
Non ci ho più parlato e sono circa 30 anni che non lo vedo.
Ho provato anche a cercarlo su facebook .
5 commenti:
Io provo da sempre a fare la pipi' in piedi! E' un modo piu' dinamico no?
Spina, più "ti conosco" più mi sei simpatica!
Questo racconto è meraviglioso.
Ciao...
Io non riesco a farla in piedi, nemmen oaccucciata a dire la verita' ... penso di averla storta!
Grazie Paolino, mi fa molto piacere
Prova col cono usa e getta!
Spina, prego, ci mancherebbe.
www.attura.it è il sito del Luscia.
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